Christina Umstätter, quali tendenze stanno emergendo nel settore dello smart farming?
C’è un forte interesse per la riduzione del lavoro amministrativo grazie alla trasformazione digitale, un argomento di rilievo in Svizzera come anche nel resto del mondo. In quest’ottica anche la sfida di mettere a disposizione degli utenti una piattaforma di smart farming, come ad esempio barto, rappresenta un passaggio importante. L’obiettivo è di collegare in rete tra loro i vari flussi di dati in modo tale che le informazioni necessarie debbano essere inserite dalle aziende una volta sola. Sono inoltre in fase di elaborazione numerosi sistemi di supporto alle decisioni, ad esempio allo scopo di risparmiare fertilizzanti e pesticidi o di migliorare la salute degli animali.
Quali evoluzioni ci possiamo aspettare nei prossimi anni con la progressiva digitalizzazione delle aziende agricole svizzere? In quali ambiti potrebbero essere più evidenti?
A mio avviso, il grande interesse e la forte pressione verso sistemi che possano semplificare il lavoro amministrativo avranno un peso rilevante nei prossimi anni. L’utilizzo di semplici app di supporto alle decisioni e di semplificazione della gestione aziendale potrebbe affermarsi in tempi rapidi anche nelle piccole imprese. Un esempio è un’app di gestione mobile delle mandrie sviluppata da Identitas. Esistono numerosi strumenti digitali che non richiedono grossi investimenti ma sono comunque un grado di semplificare il lavoro dell’imprenditore agricolo, come ad esempio Grasshopper®, un semplice sistema semi-automatizzato per misurare la crescita dei pascoli.
Dovremmo preoccuparci anche di eventuali svantaggi legati alla digitalizzazione?
Qualsiasi sviluppo, naturalmente, implica aspetti positivi e aspetti negativi. Un pericolo, ad esempio, è che le aziende che hanno qualche difficoltà con la gestione sperino che la tecnologia possa risolvere i loro problemi. Spesso non è così. D’altro canto, una maggiore automazione non implica necessariamente un rischio di alienazione rispetto ai propri animali. Ad esempio, l’utilizzo di robot di mungitura o robot di alimentazione libera delle ore di lavoro che possono e dovrebbero essere utilizzate per migliorare sempre di più i controlli sugli animali. Anche nel mio lavoro quotidiano scopro sempre più spesso che l’afflusso continuo di dati dai sensori ci mette improvvisamente a conoscenza di aspetti della vita degli animali che in precedenza non ci erano accessibili, e grazie ai quali imparo moltissime cose nuove sul nostro bestiame.
Parole chiave: Big Data e protezione dei dati. Come vede queste tematiche in prospettiva futura? Che approcci stiamo adottando?
Si tratta di tematiche spesso molto discusse in Svizzera, ma anche nel resto del mondo, e che non riguardano solo il settore dell’agricoltura. È importante che si arrivi a regole condivise per l’intera società, perché dobbiamo porci le stesse domande anche in altri settori, come ad esempio nella medicina. Nel giugno del 2018, sotto la guida del consigliere federale Johann Schneider-Ammann, la Svizzera ha lanciato la Carta sulla digitalizzazione della filiera agroalimentare svizzera, firmata nel frattempo da oltre 100 aziende e istituzioni che stanno affrontando proprio questo tipo di sfide. L’incontro annuale della comunità della Carta sulla digitalizzazione si è svolto a fine ottobre ed è stato incentrato proprio sulla messa in rete e sulla sicurezza dei dati.